Villa Barattia e l’adiacente omonimo villino sono a lungo abitazione del comm. Giacomo Barattia (1889-1975) e permangono al n. 6 della via oggi dedicata a suo figlio Luigi, prematuramente scomparso. Ancora ragazzo, Giacomo Barattia lavora alla Cartiera Bosso, trascorre due anni negli Stati Uniti, rientra in patria e riprende l’attività in Cartiera con incarichi di responsabilità, rimanendovi sino ai vent’anni. Sviluppa quindi importanti iniziative in proprio come rappresentante e negoziante di carta all’ingrosso. Dal 1928 è contitolare di una società attiva nel settore cartario e prodotti affini, operando anche come editore.
Generoso benefattore di Parella, nel 1926 si «sostituisce al Comune nelle spese per l’ampliamento dell’acquedotto», costruito nel 1863. Quando nel 1928 viene costituito il comune di Pedanèa (sciolto nel 1948), con capoluogo Parella, e si manifesta l’esigenza di erigere una sede idonea a ospitare gli uffici comunali e le scuole, è nuovamente Giacomo Barattia a sostenere gli oneri di costruzione (1937-1938) del nuovo fabbricato, prospettante la piazza che gli verrà poi dedicata. Sullo slancio dell’edificazione del nuovo Municipio, il generoso imprenditore cartario finanzia l’allargamento della strada, oggi chiamata via Bosso, e di un breve tratto di via Roma, creando la piazzetta ‘dal bournél’ e provvedendo al rifacimento della pavimentazione delle vie Bosso, Roma, maggiore Presbitero e Luigi Barattia, dove in diversi tratti sono inserite ‘rotaie’ in pietra o ‘lose’.
Nel 1942 dona il nuovo altare maggiore e la balaustra in marmo policromo della chiesa parrocchiale; per alcuni anni sponsorizza e sostiene la locale squadra di calcio. Nominato Cavaliere del Lavoro nel 1925, nel 1939 viene insignito dell’onorificenza di Commendatore Grand’Ufficiale per le opere da lui intraprese a Parella. Edificata in scenografica posizione panoramica tra fine ‘800 e i primi anni del ‘900, VILLA BARATTIA (imm. a destra) ha un alzato a due piani, seminterrato e torretta con apparato a sporgere e feritoie, incastonata in posizione angolare così da definire fronti asimmetriche, che l’ingresso principale decentrato e la scansione irregolare delle aperture binate e tripartite contribuisce a far risaltare. Il paramento del livello terreno è a finto bugnato, in rapporto dialettico con la zona soprastante a intonaco, sul quale si staglia l’originale apparato delle plasticature bianche a rilievo e delle fasce marcapiano.
Derivazioni medievali riflette l’esperienza nel «restauro dell’antico» maturata nei cantieri di vari edifici del Canavese, di alcuni palazzi rinascimentali e del Duomo di Casale Monferrato dal conte ing. arch. Vittorio Tornielli (1870-1963), progettista della villa. Originale e di eccellente fattura è la dotazione di ferri lavorati di gusto tra eclettico e Liberty, che concorrono al riuscito inserimento ambientale del costruito, al pari degli originali manufatti in litocemento, preposti a comporre lunghe balaustre, il suggestivo terrazzino a sporto e diversi arredi nel vasto giardino informale con alberi secolari ed essenze rare.
Il VILLINO BARATTIA (imm. a sin. e sotto) sorge nel 1923-25 come dipendenza dell’omonima villa, con cui condivide l’illustre proprietario. Secondo memorie orali, il progettista dell’edificio sarebbe l’ing. Giovanni Ferrando, attivo con commissioni di prestigio nel capoluogo subalpino, a Borgofranco e Lessolo. Il villino costituisce un unicum nel panorama dell’architettura canavesana per l’inusuale tipologia cottage e la particolare declinazione dell’arte nuova, che invia alle sperimentazioni operate da Joseph Maria Olbrich nella Colonia degli Artisti di Darmstadt. Idealità di una progettazione integrale e di una visione che aspira a fondere arte e vita si coniugano a istanze comuni alla Wagnerschule, che l’esposizione torinese di arte decorativa moderna del 1902 e l’arch. Raimondo D’Aronco concorrono a diffondere nel nostro Paese. Ne deriva un’architettura funzionale alla razionalità costruttiva e attenta ai valori spaziali e distributivi, dove il calibrato impiego dei diversi materiali, dettato dalle differenti funzioni, costituisce episodio decorativo e l’ornamento, ridotto all’essenziale, è presieduto da rigorose geometrie, depurato da ogni memoria di stili del passato
Scheda tecnica a cura dell’arch. Grazia Imarisio