Proponiamo di seguito una galleria di persone, parellesi di nascita o di adozione, che in modi diversi si sono distinte ed hanno fatto parlare di sé.
Marchesi San Martino di Parella
Prima conti e poi marchesi, costituivano una delle numerose famiglie dei San Martino, che assieme ai Valperga e ai Masino tanta parte ebbero nella travagliata storia del Canavese. Titolari del feudo di Parella e dintorni sin dal sec. XIII e proprietari fino al 1817 del castello e dei beni ad esso attinenti.
In una sala del castello esisteva la copia fotografica, riprodotta su una grande lastra di rame, del suggestivo albero genealogico dei San Martino di Parella conservato nel palazzo Barolo di Torino, avente come capostipite l’imperatore Carlo Magno.
Al riguardo esiste un’ampia relazione nell’articolo Genealogia dei secondi San Martino di Parella sul Bollettino ASAC del 2002.
Ma sulle pareti del salone d’onore, la cosiddetta sala di Giove, sono dipinti, con tratti immaginari, antichi personaggi longobardi, da Alboino a Desiderio e ai loro discendenti, commentati con scritte che dimostrano che il proprietario del castello all’epoca in cui i dipinti furono eseguiti era convinto ed orgoglioso di discendere da Desiderio, ultimo re dei Longobardi, sconfitto e detronizzato proprio da Carlo Magno.
Giovanni San Martino (1397-1479)
Nato nel castello di Parella, fu attivissimo ed illuminato Vescovo di Ivrea; dal 1436 al 1479 resse la diocesi con zelo religioso, curando l’arte dell’abbellimento della cattedrale, della cui sacrestia gettò le fondamenta nel 1464, ed ornò il coro con stalli canonicali portanti bellissime sculture poi finite al Museo Civico di Torino ed ivi rinvenute nel 1921 da Francesco Carandini. Tra le altre sue opere: con la sua intermediazione nel 1459 vennero definiti i confini tra Pavone e la Pedanea, una controversia che durava da secoli; nel 1455 benedisse la posa della prima pietra della chiesa di San Bernardino dei Frati Francescani Minori Osservanti; nel 1477 nella sua camera da letto nel palazzo vescovile eporediese venne firmata la convenzione per la costruzione della cartiera di Parella. Fu sepolto nel Duomo di Ivrea in cui, aderente al muro di fondo della chiesa, esiste il coperchio tombale sul quale è scolpita la sua figura.
Fra i ritratti dei Vescovi di Ivrea, affrescati nel salone d’ingresso del Vescovado che contiene anche gli affreschi delle antiche chiese parrocchiali della diocesi spicca al 49° posto il suo ritratto, coi baffi e la mosca che gli conferiscono un aspetto più di uomo d’armi che di chiesa, e comunque di uomo di potere.
Carlo Emilio San Martino (1639-1710)
Spese l’intera sua vita a guerreggiare per la sua patria, il Piemonte in un periodo travagliato della sua storia, a servizio dei duchi Carlo Emanuele II e Vittorio Amedeo II di Savoia. In breve alcune sue imprese: nel 1672 partecipa alla guerra del Genovesato, alla guida di un manipolo di volontari, ma finisce prigioniero, per pochi mesi, nella torre del Palazzo Ducale di Genova e in premio di ciò viene infeudato del marchesato di Andorno; nel 1683, alla testa di uno stuolo di cavalieri e ufficiali volontari, partecipa alla difesa di Vienna contro i turchi guadagnandosi la nomina a “generale di battaglia” e poi a “feld-maresciallo” delle truppe imperiali; nel 1686 è comandante del Reggimento delle Guardie col grado di Maresciallo di campo e come tale viene inviato a combattere contro i Valdesi (1686-1690) a fianco delle truppe francesi del sanguinario maresciallo Catinat. Nel 1690 Vittorio Amedeo II si rivolta contro le truppe francesi che spadroneggiano in Piemonte e inizia una cruenta guerra, che dura sino al 1696 ed in cui Carlo Emilio combatte con alterna fortuna, portando per due volte (1690 e 1692) l’attacco anche al di là delle Alpi, nel Delfinato, e il 12 marzo 1692 il duca, in considerazione dei servizi resi e per lo zelo dimostrato, lo nomina Cavaliere dell’Ordine Supremo dell’Annunziata. Nel 1700 inizia la lunga guerra (1700-1713) per la successione al trono di Spagna; il Piemonte si schiera in un primo tempo con Francia e Spagna ma nel 1703 passa con gli avversari (Austria, Inghilterra, Portogallo, Prussia, ecc.): ne segue un periodo travagliatissimo con le truppe francesi e spagnole che gradatamente si impadroniscono di quasi tutto il Piemonte, sino al 7 settembre 1706 quando i francesi che assediano Torino vengono definitivamente sconfitti: Carlo Emilio è sempre sulla breccia ma dopo il 22 settembre, provato nel fisico dalle ferite, si ritira nel castello di Parella, dove muore il 16 novembre 1710 e viene sepolto nella tomba di famiglia nella chiesa parrocchiale. Di lui scrisse A.Ferrero della Marmora un libro intitolato «Notizie sulla vita e sulle geste militari di Carlo Emilio San Martino di Parella» (Torino, 1863), dove lo definisce “distintissimo uomo di spada, di fermezza senza pari, di un valore spinto fino alla temerità, noncurante di personale interesse”.
Carlo Giuseppe Presbitero (Ivrea …-Parella 1821)
Carlo Giuseppe Presbitero fu un personaggio importante nella storia di Parella, tanto che ancora oggi un breve tratto di strada del paese è intitolato al suo nome. Il suo ricordo però è legato non alle gesta compiute in vita ma al fatto di aver lasciato, alla sua morte, tutti i suoi beni alla comunità parellese, e in seguito a ciò nacque l’ente chiamato «Opera Pia Presbitero» a sollievo dei poveri, più tardi assorbito dalla Congregazione di Carità comunale. Non si hanno molte notizie sulla sua vita: nato ad Ivrea non si sa quando, intraprese la carriera militare, durata 19 anni e già terminata nel 1804. Nel 1790 sposò Rosa Barattia, figlia unica del medico Giuseppe Maria Barattia di Parella. Questo matrimonio portò il maggiore Presbitero a Parella, dove si integrò nella vita sociale: dal febbraio 1810 fece parte del Consiglio della Fabbrica per la costruzione della nuova chiesa, ed in seguito venne eletto presidente del Consiglio stesso. L’8 marzo 1821, già da tempo ammalato, compilò il suo testamento con cui, fra le altre disposizioni, istituì come erede universale l’anima sua, stabilendo che i proventi fossero convertiti in un’opera pia a favore della chiesa e dei poveri. Lasciò la sua casa a Francesco Marta fu Martino a compenso dei servizi prestatigli, senza stipendio, durante la sua lunga malattia, però con l’obbligo per il Marta di corrispondere alla chiesa 25 lire annue finalizzate alla recita della Via Crucis in tutte le domeniche dell’anno. Ma il Francesco Marta, falegname, non potendo pagare tal somma faceva egli stesso la Via Crucis finchè visse [1869]. Gli eredi Marta, Piero e Gianni conservano la proprietà della casa, ampiamente ristrutturata.
Giacomo Naretti (Parella 1831-Asmara 1899).
Nato a Parella, figlio di contadini, falegname, emigrò nel 1856 a Marsiglia, nel 1864 ad Alessandria d’Egitto e nel 1870, con una società di artigiani italiani e francesi, in Etiopia, dove, “colla sua onestà, col suo grande senso pratico e colla rettitudine e disinteresse dei suoi intendimenti seppe accaparrarsi la stima e l’affetto del Re [l’imperatore Johannes IV] che lo tiene come un vero amico e pregiato consigliere”, come scrisse l’esploratore Giuseppe Vigoni della spedizione Matteucci.
In Etiopia Naretti costruì alcune chiese e il palazzo imperiale di Macallè, oggi trasformato in museo contenente oggetti relativi all’imperatore Johannes, tra cui il il monumentale “trono salomonico” costruito dal Naretti stesso e che gli valse l’onorificenza dell’Ordine di Salomone. Il suo nome è entrato nei libri della storia coloniale italiana per l’aiuto dato alle spedizioni italiane in Etiopia, che avevano lo scopo dichiarato di esplorazione geografica, scientifica e commerciale, ma che intanto preparavano la penetrazione italiana in Africa Orientale, a vantaggio della quale Naretti divenne uno strumento prezioso.
Nel 1886, in seguito all’occupazione italiana del porto di Massaua, tornò a Parella, accolto trionfalmente, e qui scrisse il diario delle sue avventure, pubblicato nel 2004 dall’Associazione di Storia ed Arte Canavesana di Ivrea col titolo Giacomo Naretti alla corte del negus Johannes IV d’Etiopia – Diari 1856-1881, a cura del prof. Alberto Sbacchi, storico di livello internazionale, e del parellese ing. Gino Vernetto. Alla fine del 1887 tornò in Africa, prima a Massaua e poi ad Asmara, dove morì l’8 maggio 1899 e tutte le autorità, tutti gli italiani dimoranti in Asmara lo accompagnarono al cimitero.
I Realis (oggi Arborio Mella)
Famiglia di uomini di legge, originaria di Fiorano. – Giuseppe nato ad Ivrea il 10.5.1801, nel 1827 sposa Teresa Bersano, ultima della nobile famiglia dei Bersano di Parella. Nel 1853 è consigliere comunale e nel 1859, con il chirurgo Michele Ferretti, ripropone con forza il progetto della costruzione dell’acquedotto comunale.
La figlia Paolina (1828-1918) nel 1846 sposa Guido Giacosa ed è madre di Giuseppe e Piero, di cui parliamo più sotto, e di: Cristina (Nina) (*1.12.1849 +10.7.1897); Teresa (*1856); Claudia (*29.8.1860 +4.12.1934); Amalia (*18.9.1866 +15.11.1965).
La figlia Elisa (1833-1869) nel 1858 sposa il marchese Federico Carandini di Modena.
Il figlio Savino, nato nel 1846, è sindaco di Parella dal 1875 al 1891 e consigliere comunale sino al 14 agosto 1902 quando dà le dimissioni essendo stato eletto membro della Giunta Provinciale Amministrativa. Ma ritorna ancora, successivamente, quale autorevole membro del Consiglio comunale Il figlio di Savino, Carlo Giuseppe Ottone, è avvocato e procuratore. Sua figlia Ida (1915-1990) sposa il Conte Luigi Arborio Mella. I due figli Anna e Carlo sono oggi proprietari della Casa di famiglia. Quest’ultimo dal 2016 è Presidente della Delegazione FAI di Ivrea Canavese.
Giacomo Bosso ( Chivasso 1854 –Torino 1936).
Nato a Chivasso da famiglia di modeste condizioni, da giovane fu commesso e poi viaggiatore in un negozio di Torino. Nel 1885 prese in affitto l’antica cartiera di Parella e nel 1934 la acquistò. e in pochi anni la trasformò in una delle più floride aziende del settore. Fu consigliere comunale di Parella per molti anni e sindaco negli anni 1892-93. Nutrì un profondo amore per l’educazione e la formazione dei giovani che lo portò a migliorare scuole professionali e circoli culturali, a creare asili infantili tra cui quello di Parella, ancor oggi operativo, in memoria del figlio Luigi prematuramente scomparso all’età di 16 anni. Morì a Torino il 29 gennaio 1936 e fu sepolto a Parella nel cimitero che fece costruire nel periodo in cui fu sindaco. Sulla targa apposta sotto il suo busto bronzeo sono indicati i suoi titoli onorifici e di merito: «Grand’Uff.Giacomo Bosso = Cav. del Lavoro = Cav. dei S.S.Maurizio e Lazzaro = Medaglia d’oro dei Benemeriti dell’Educazione Naz. = Rettore della prov. di Torino = Membro del Cons. Prov. dell’Econ. Corp. = Consultore della Città di Torino = Cittadino onorario d’Ivrea = Sindaco di Parella».
Francesco Carandini (Colleretto Parella 1858-Parella 1946)
Nacque il 13.11.1858 a Colleretto Parella, nella casa dei Giacosa, dal marchese Federico e da Elisa Realis, sorella di Paola, la madre di Giuseppe e Piero Giacosa. Si laureò in legge a Torino nel 1887 e intraprese la carriera delle Prefetture a Perugia; fu segretario alle prefetture di Pinerolo, Torino, Parma, sottoprefetto a Crema e a Biella, vice-prefetto di Roma durante la guerra 1915-1918, poi prefetto a Forlì, Verona e Udine. Nel maggio 1923 si dimise per non servire il governo fascista e si dedicò agli studi storici. Amò in modo appassionato Parella, dove nel 1935 fece costruire la “casa sul poggio” da lungo tempo sognata e desiderata. Della settantina di scritti del Carandini, il più noto è Vecchia Ivrea che rappresenta ancora oggi una fonte insostituibile di notizie, di fatti, di dati per chi ama conoscere il glorioso passato di Ivrea. Se alta è la statura del Carandini storico non da meno è la dimensione del Carandini prosatore che troviamo negli altri scritti di cui gli Editori Enrico hanno pubblicato una ristampa nel 1963 col titolo di “Memorie Canavesane” fra cui il già citato Parella. Si spense il 23 ottobre 1946 a Parella, dove è sepolto: sulla sua tomba la lapide: «Spese la sua lunga vita – nel servizio dello Stato – nel culto geniale – della storia e dell’arte. – Qui riposa – pago della sua fedeltà – al vero, al giusto, al buono.»
Ebbe tre figli:
- Federico (*1888 a Perugia), sposò Clara Albertini, sorella del senatore Luigi
- Elisa (*1890 a Pinerolo), nubile, rimase custode della casa fino alla morte
- Nicolò (*1895 a Como), sposò Elena Albertini, figlia del senatore. Agricoltore, politico liberale, ministro nel governo Bonomi, ambasciatore a Londra fra il 1944 e il 1947, eletto alla Costituente. Suo figlio, il celebre archeologo Andrea Carandini, è dal 2013 il Presidente del FAI – Fondo Ambiente Italiano e nel 2015 è stato insignito della cittadinanza onoraria di Parella con una cerimonia svolta proprio nel giardino della casa del nonno.
Giovanni Malvezzi (Vicenza 1887-Parella 1972)
Laureato appena ventunenne in Giurisprudenza, nel gennaio 1909 parte volontario per soccorrere le vittime del terremoto di Messina. È socio fondatore dell’Associazione Nazionale per gli interessi morali ed economici del Mezzogiorno d’Italia (oggi ISVMEZ). Nel 1913 sposa Elena Giacosa, figlia di Piero. Come ufficiale di Fanteria partecipa alla Grande Guerra, guadagnando sul campo cinque medaglie al valore. Nel dopoguerra entra nel Credito Italiano dove diviene direttore della filiale di Firenze.
È chiamato nel 1934 all’IRI come direttore centrale; nel settembre 1943 gli viene affidata la direzione di IRI-Nord a Milano e si prodiga in spericolate azioni clandestine a favore della Resistenza sfruttando la relativa mobilità che la sua posizione gli consente. Per una delazione, nel gennaio 1945 viene incarcerato alle Nuove a Torino dove evita la deportazione grazie ad uno scambio di prigionieri. Dopo la Liberazione subisce numerosi attacchi per la sua doppia attività ma viene completamente scagionato dal Tribunale per le Epurazioni. Diviene Direttore Generale dell’IRI nel maggio dello stesso anno ma presenta le sue dimissioni nell’agosto 1947, però prosegue la sua attività professionale come presidente di Monte Amiata (fino al 1957), di alcune altre consociate IRI e mantiene la sua presenza in numerosi consigli di amministrazione di società italiane, francesi e svizzere.
Ritiratosi dagli impegni professionali, nella sua villa di Parella si dedica alla primigenia passione, la storia, alimentando ed ordinando la sua biblioteca costituita da più di 30.000 volumi e 350 testate di periodici, e si prodiga per lo sviluppo sociale ed economico del Canavese.
Piero Malvezzi (Torino 1916-Parella 1987)
Figlio di Giovanni e di Elena Giacosa. Nel gennaio 1942 viene inviato sul fronte albanese e dopo poco ne ritorna con un grave congelamento alla gamba destra. Laureatosi in Legge e Scienze Politiche, nel gennaio 1945 viene arrestato dai tedeschi ed internato alle Carceri Nuove di Torino per la sua attività partigiana, e poi liberato con uno scambio di prigionieri.
Al 25 aprile 1945 fonda una casa editrice (ORMA) e pubblica un primo libro di testimonianze sulla Resistenza in Piemonte (“25 Aprile”) oltre ad altri testi su argomenti diversi. A partire dal 1951 alla normale attività impiegatizia affianca a Milano, in collaborazione con Giovanni Pirelli, il progetto di una raccolta delle Lettere dei Condannati a Morte della Resistenza Italiana, e nel 1954 la collezione delle Lettere dei condannati a morte della Resistenza Europea, uscita in molte edizioni e con traduzione in diverse lingue. Negli anni sessanta l’interesse si sposta verso la storia dello sterminio ebraico durante la seconda guerra mondiale.
Nel 1971 pubblica infatti Le voci del Ghetto (Laterza, Bari). Coltiva interessi librari molto variegati, in particolare edizioni rare, cinquecentine e libri di viaggiatori: da qui il libro sui viaggiatori inglesi in Valle d’Aosta. La passione per la storia locale, valdostana in particolare, lo porta poi a pubblicare antichi documenti e memorie sulla valle di Cogne (“Le Val de Cogne”, Aosta, 1967) e su episodi e personaggi valdostani. Cura la ristampa del libro su Cogne scritto dal nonno Piero Giacosa, nonché l’edizione di un testo inedito del medesimo sul Castello di Issogne.
A partire dagli anni ’70 organizza corsi di cultura generale al carcere di San Vittore di Milano, un’esperienza che descriverà nel suo libro “Scuola in carcere, un’analisi conoscitiva a San Vittore” Membro della Società Umanitaria di Milano, è stato attivo socio della Lega Internazionale per i Diritti dell’Uomo. Per il suo impegno civile il Comune di Milano lo ha insignito della sua massima onorificenza, l’Ambrogino d’Oro (1987). Al suo nome è intitolato il gruppo Alpini di Parella.
Tancredi Aluffi (Ivrea 1892 – Ivrea 1982)
Nacque ad Ivrea il 29 novembre 1892, il 20 dicembre 1919 sposò Maria Caterina Pasero. Durante la prima guerra mondiale fu tenente del Genio Minatori; laureatosi in ingegneria civile continuò l’attività del padre come libero professionista. Nei primi anni di matrimonio risiedette a Parella e poi ad Ivrea, mantenendo però in Parella la sua villa per il tempo libero.
Rifiutò di iscriversi al partito fascista e subì violenze, tra cui nel 1927 l’espulsione dalla Soc. Anonima Cooperativa Elettrica unitamente al padre Alberto ed alla madre Jenny Denina, e nel 1939 la condanna ad un anno di confino, di cui scontò due mesi. Partecipò alla Resistenza nell’ambito dei gruppi “Giustizia e Libertà”; alla liberazione fu presidente del CLN di Ivrea; deputato provinciale della provincia di Aosta e nel 1951 consigliere provinciale della provincia di Torino.
Fu pure consigliere comunale di Ivrea. Il 20 giugno 1945 l’Assemblea sociale della Soc. An. Cooperativa Elettrica e Gas approvò la riammissione a socio dell’ing. Tancredi e di sua madre (il padre era morto nel 1944); nell’assemblea del 14 luglio 1945 venne eletto amministratore e il 23.7.1949 nominato presidente, carica che mantenne fino al 1964, restando come consigliere per altri 12 anni. Morì ad Ivrea il 21 maggio 1982.
Giacomo Barattia (1889 – 1975)
Nato nel 1889, ancora ragazzo andò a lavorare alla cartiera Bosso. Trascorse quindi due anni negli Stati Uniti, poi tornò in cartiera con mansioni di responsabilità fin verso i 20 anni. Dotato di grande intuito, di buona intelligenza, di spirito intraprendente, iniziò l’attività di rappresentante e poi di negoziante di carta all’ingrosso, che esercitò con grande successo. Fu grande benefattore di Parella. Nel 1926 il comune decise di ampliare l’acquedotto costruito nel 1863; Barattia “si sostituì al Comune nelle spese per l’esecuzione … senza disturbare la cassa del Comune”. Come abbiamo già visto, nel 1938 finanziò per intero la costruzione del nuovo palazzo municipale e successivamente il riordino delle strade del centro storico, nel 1942 donò alla chiesa il nuovo altare maggiore e la balaustrata in marmo policromo; per alcuni anni sponsorizzò e sostenne la squadra di calcio di Parella. Nominato Cavaliere del Lavoro nel 1925, nel 1939 fu insignito dell’onorificenza di Commendatore Grand’Ufficiale. Il comune ha intestato al suo nome la piazza del municipio.
Carlo Drago generale – (Biella 1900-Firenze 1973)
Nasce a Biella il 25 marzo 1900 da Cesare Drago (magistrato) e dalla parellese Vittorina Gallo. Nel 1914 viene iscritto alla Regia Accademia Navale dalla quale esce nel 1919 col titolo di Guardiamarina. Nel 1921 prende il brevetto di Pilota Militare di Idrovolanti in seguito al quale nasce la sua passione per il volo. Nel 1923 viene fondata la Regia Aeronautica e l’anno dopo il tenente Carlo Drago transita nella nuova arma con il ruolo di Tenente dell’Arma Aerea (Ruolo Combattenti). L’anno dopo viene promosso Capitano, nel 1932 Maggiore, nel 1936 Tenente Colonnello e nel 1940 Colonnello. La promozione a Generale di Brigata Aerea avverrà nel 1943 per meriti di Guerra. Nel 1933 è il primo pilota dell’equipaggio che porta in Persia, con un volo assai avventuroso a bordo di un aereo Caproni 101, una spedizione scientifica diretta da Ardito Desio. Durante la seconda guerra mondiale partecipa alla campagna di Russia e a quella d’Africa, guadagnando una Croce di Guerra e una medaglia d’argento al valor militare. All’otto settembre 1943 si trova a Milano presso la prima Zona Aerea Territoriale (1a ZAT) : riesce a sfuggire in modo assai avventuroso ai tedeschi e raggiunge in bicicletta la propria famiglia a Parella. Dopo pochi mesi si unisce ai Partigiani militanti sulle colline torinesi e sarà il loro comandante al momento della liberazione di Torino (v. Gazzetta d’Italia del 25 Aprile 1946). Dopo la guerra assume il comando della 1a ZAT a Milano, successivamente dell’Accademia Aeronautica a Napoli e infine della Scuola di Guerra Aerea a Firenze, dove va in pensione come generale di Squadra Aerea nel 1958. Muore a Firenze il 10 gennaio 1973.
Giovanni Lagna – (Parella 1902 – Fronte greco 1941)
Nato a Parella sposò Cavagnino Attilia di Calosso d’Asti. Professò apertamente ed onestamente la sua fede fascista, senza prepotenze. E per la sua fede diede la vita: capo squadra XII Battaglione Camicie Nere da montagna, partì volontario per la guerra e morì il 16 febbraio 1941 sul fronte greco e fu insignito della medaglia d’oro al valor militare alla memoria con la seguente motivazione: «Sempre primo in ogni impresa rischiosa, durante un intenso bombardamento, colpito in pieno da una bomba che gli stroncava ambedue le gambe, rifiutava ogni cura perché i medici non fossero distolti dall’assistenza ai camerati feriti. Perfettamente conscio della imminente fine invitava i presenti ad intonare gli inni dell’Italia fascista e spirava esclamando: – Direte per me al Duce che ho dato tutto quello che potevo e mi dolgo solo di non poter dare di più. Sublime esempio di forza d’animo e di elette virtù di soldato e di cittadino. (quota 1046 – fronte Greco, 16 febbraio 1941)». Venne edita una cartolina ufficiale a ricordo. Il comune gli dedicò un cippo accanto al monumento ai caduti e intestò al suo nome il vicolo che conduce alla sua casa natia.
Gino Vernetto (Parella 1923 – Aosta 2018)
Nato a Parella, il 12 dicembre 1923, Gino Vernetto effettua gli studi secondari presso l’Istituto Salesiano G. Morgando di Cuorgné e l’Istituto Salesiano Valsalice di Torino. Nel 1951, si laurea in ingegneria elettronica presso il Politecnico di Torino.
Dopo la laurea, insegna materie tecniche prima presso l’istituto Corrado Ferrini di Casale Monferrato e successivamente presso l’avviamento industriale statale di Ivrea. Dal 1955 svolge la sua attività lavorativa presso la Società Nazionale Cogne, sedi di Aosta e Torino, ricoprendo diversi incarichi, dall’ufficio tecnico agli acquisti, sino al 1981, anno in cui è posto in quiescenza.
Con il pensionamento, si dedica interamente ai suoi molteplici interessi, soggiornando alternativamente a Parella e Aosta. Dal 1989 al 2003, anima la compagnia filodrammatica di Parella che si produce in diversi paesi della Pedanea con commedie brillanti della tradizione piemontese e francese. La passione per il legno lo porta a sperimentare la scultura in bassorilievo: suo è l’altare conciliare della chiesa di San Michele a Parella.
È alla ricerca storica, tuttavia, che dedica maggiormente le sue energie. Collabora nel riordino di archivi storici comunali, tra cui quelli di Montjovet e Charvensod, in Valle d’Aosta, e quello di Parella. Pubblica, inoltre, numerosi libri e articoli di storia valdostana e canavesana, tra cui spiccano le monografie su Charvensod, Parella, Colleretto Giacosa e Loranzé. La collaborazione con il prof. Sbacchi, docente all’Union College, Lancaster, Massachusetts, per la traduzione e la pubblicazione dei diari di
Giacomo Naretti, gli vale l’onorificenza di Commendatore dell’Ordine della Stella dell’Impero Etiopico, conferitagli nel 2012. Lo stesso anno, è insignito dell’onorificenza di Cavaliere della Repubblica su proposta della Presidenza del Consiglio dei ministri, dietro segnalazione dalla Presidenza della regione autonoma Valle d’Aosta, su indicazione del sindaco del comune di Parella.
Poniamo in questa galleria Giuseppe e Piero Giacosa anche se nati e vissuti a Colleretto, perché la madre era parellese, negli ultimi decenni del 1800 e all’inizio del 1900 per una straordinaria comunanza di parentele e di interessi Parella e Colleretto Parella divennero un polo di cultura unico e irripetibile; la casa di Giuseppe Giacosa, divenne “la grande arca”, luogo di ritrovo e di richiamo per le maggiori personalità della cultura a cavallo dei due secoli.
Giuseppe Giacosa (Colleretto Parella 1847 – Colleretto Parella 1906)
L’importanza della sua produzione letteraria, notevole anche quantitativamente, è sufficientemente nota a tutti per cui ci limitiamo a citare i dati più importanti della sua vita. Nato il 21 ottobre 1847, si laureò in legge e frequentò all’inizio lo studio paterno, ma poi si dedicò completamente alla sua vera vocazione di poeta e drammaturgo.
Nel 1877 sposò Maria Bertola Castel (2.4.1851 – 21.9.1919) da cui ebbe 3 figlie:
- Bianca (9.11.1878 – 21.12.1920) andata in sposa nel 1897 all’ing. Alfredo Ruffini
- Piera (1881 – 28.10.1969) nel 1900 sposò il senatore Luigi Albertini
- Paola (Linòt) (11.1.1883 – 2.10.1963) nel 1906 sposò Alberto Albertini, fratello di Luigi
Giuseppe morì a Colleretto il 2 settembre 1906; di lui si è molto parlato in questi ultimi anni a partire dalle celebrazioni in occasione del primo centenario della sua morte.
Piero Giacosa (Ivrea 1853 – Colleretto Parella 1928)
Figlio di Paolina Realis e di Guido Giacosa, fratello del drammaturgo e scrittore Giuseppe, Piero (Ivrea 1853 – Colleretto Parella 1928) si laurea nel 1876 presso la facoltà di Medicina e Chirurgia di Torino, si specializza a Roma e in seguito a Strasburgo e a Berna. Rientrato a Torino nel 1881, è nominato assistente presso l’istituto di fisiologia diretto dal prof. Mosso. Nel 1882 assume l’incarico all’insegnamento della disciplina medica e la direzione del laboratorio di farmacologia sperimentale fondato dallo stesso Mosso. Nominato Professore straordinario di materia medica nel 1886, diviene ordinario della medesima disciplina nel 1894. In parallelo all’attività didattica, Piero Giacosa svolge un’intensa opera di ricerca scientifica, alla quale si dedica durante tutta la sua vita accademica. Si applica al contempo in studi storici e artistici, divenendo uno stimato esperto d’arte, pratica la pittura presso l’atelier di Fontanesi e, insieme al fratello Giuseppe, opera con l’arch. Alfredo d’Andrade e la sua cerchia di collaboratori alla realizzazione del Borgo e del Castello Medievale al Valentino. Alcune interessanti prove pittoriche di Piero Giacosa si conservano nella vicina casa in cui era solito trascorrere l’estate con la famiglia, ubicata nel territorio di Colleretto, conosciuta come Villa Craveri e oggi sede di una struttura ricettiva di charme.
Scheda tecnica a cura dell’Arch. Grazia Imarisio
Ebbe due figlie:
- Elena (1.8.1886 – 19.7.1967): nel 1913 sposò l’avv. Giovanni Malvezzi
- Paola (3.11.1889 – 9.4.1979): nel 1911 sposò l’avv. Enrico Craveri.